Chi ha paura della scienza che discute di castrazione?

Ieri sera ascoltavo una vecchia intervista a Caparezza che raccontava come, dopo l’uscita di "Vieni a ballare in Puglia" - uno dei suoi pezzi più politici - venne travolto da accuse, mosse soprattutto da suoi conterrai (Caparezza vive e lavora stabilmente a Molfetta da prima dell’uscita dell’album che conteneva il pezzo), di fare una cattiva propaganda alla sua regione, di nuocerne l’immagine e di comprometterne l’attrattiva turistica. Tutto questo perché nel testo aveva osato denunciare una serie di problemi, di ordine sociale, politico e lavorativo, travestito da una taranta ballabile e - all’apparenza - scanzonata.

Sorvolando su quanto mi riesca difficile capire come si possa accusare Caparezza - conoscendo il suo vissuto, il suo attaccamento alle radici e un minimo la sua opera - di voler danneggiare l’immagine della Puglia o di essere così tanto ingenuo da farlo con uno scritto, il racconto mi ha ricordato le reazioni che, sistematicamente, si scatenano appena inizia a circolare in rete un contributo che affronta in maniera critica il tema della sterilizzazione/castrazione dei pet.
Esiste tutta una fetta di utenti internet secondo i quali non si può, anzi non si DEVE mettere in discussione la sterilizzazione e la castrazione degli animali domestici, nemmeno condividendo contributi scientifici, perché questo inficerebbe le politiche di controllo delle nascite. Quindi non si deve parlare di effetti avversi di sterilizzazione/castrazione, non se ne devono mettere in discussione i tempi, meglio sarebbe non fare nemmeno ricerca scientifica su questo tema (ieri qualcuno l’ha definita “inutile”) perché c’è un fine più grande da perseguire che non va oscurato in alcun modo. Pena, appunto, essere accusati di stare dalla parte di chi vuole veder crepare gli animali in strada, di vederli morire di stenti, abbandonati e in preda a milioni di sofferenze atroci. Sì, insomma, come Caparezza che se parla di caporalato nei campi di pomodori, di diossina e dell’Ilva, deturpa l’immagine della Puglia che deve restare, intonsa, quella di un paradiso per tarantati e patiti del trullo.

Invece, ritengo che, proprio perché la castrazione e la sterilizzazione sono interventi ormai applicati in maniera così massiva e sistematica, quanto meno nell’Occidente urbanizzato, abbiamo il dovere di conoscerle a fondo. E’ proprio perché ce ne serviamo così sistematicamente, anche e soprattutto in età pre-pubere, che la scienza deve - come sta effettivamente facendo - investigarne tutti gli aspetti, sia quelli positivi, che ci piacciono e ci incoraggiano tanto, sia quelli negativi, che hanno il difetto di farci sentire in colpa e inculcarci dei dubbi.

E’ nostra precisa responsabilità sapere cosa accade davvero al corpo e alla mente degli animali per poter scegliere più consapevolmente e, perché no, cambiare rotta, cosa che non deve spaventarci.
Se anche un giorno dovesse venire fuori che gli svantaggi sono superiori ai vantaggi oppure che sia necessario fare dei distinguo, usare maggiore cautela, rispettare certe tempistiche, CONOSCERE sarebbe l’unico modo per adattare le nostre strategie continuando a curare il benessere degli animali ed evitando di danneggiarli più del dovuto, invece di ricorrere a pratiche - a quel punto - arbitrarie per perseguire un obiettivo unilaterale che, alla fine, è solo del tipo di società che ci siamo dati.

Allo stesso modo, discutere apertamente dei problemi della Puglia non la priva di bellezza e valore ma, anzi, aiuta a costruire strumenti sociali e legislativi per tutelarla meglio, a vantaggio di chi ci vive e di chi la visita.

Mi aspetto lo stesso atteggiamento, del resto, da parte della scienza: una capacità di porsi in maniera onesta ed oggettiva davanti ai problemi di convivenza con le specie domestiche, senza farsi condizionare da pressioni politiche, sociali o ideologiche attorno questo tema, ma cercando di fare luce su tutti gli aspetti che riguardano, in definitiva, il maggior potere che, in quanto esseri umani, siamo in grado di esercitare sugli altri animali.

(Foto: dogtime.com)