Gatti liberi e semi-selvatici

Gli animali così detti "domestici" - etichetta fuorviante che a troppi fa pensare ad un necessario rapporto di dipendenza passiva dall'uomo - che vivono ai confini del tessuto umano, in condizioni di libertà o semi-selvaticità, come si usa dire, ci pongono dei limiti molto precisi al tipo di intervento che possiamo fare a loro favore. Anzi, il favore maggiore e' non intervenire affatto, se non monitorandoli a distanza e, se necessario, controllandone il proliferare ma continuando a farli vivere in condizioni di libertà e affrancamento dall'uomo. Significa abbandonarli a se stessi? Significa negare loro il calore di una casa? No, significa essere consapevoli del fatto che questo tipo di cani/gatti hanno avuto uno sviluppo comportamentale che non ha favorito la maturazione di tratti di socievolezza nei confronti dell'uomo, tratti indispensabili per una vita serena a contatto con l'uomo, che non si svilupperanno in futuro. Basta l'amore, il tempo e la pazienza perche' questi tratti possano emergere? No, lo sviluppo della socievolezza ha a che fare con processi neurobiologici, non solo esperienziali, dell'età infantile di cani/gatti, mediati anche dalla genetica, che non possono essere costruiti ne' ricostruiti a tavolino con la sola buona volontà.

Un cane/gatto con questo tipo di sviluppo (i classici animali che non si lasciano avvicinare o che scappano alla vista di un essere umano), costretti a vivere a stretto contatto con l'uomo all'interno di una struttura (canile/gattile) o in una famiglia, sono destinati - a causa dell'immane sforzo di adattamento - a vivere una vita di ansie, di malessere, di totale emarginazione che a lungo andare minerà anche la loro salute fisica. In altre parole, faranno una vita grama e triste, malgrado tutte le buone intenzioni di "dare loro una famiglia", un concetto di benessere che evidentemente sta solo nella nostra testa antropocentrica.

Ci sono limiti precisi alle possibilità di adattamento al contesto umano in animali che provengono da una condizione di libertà. Questi non sono animali che hanno bisogno di una famiglia, sono animali che hanno bisogno di essere riconosciuti per quello che sono, per il loro diritto a vivere un'esistenza coerente con la loro storia e sviluppo personale e di essere rispettati in quanto tali.

So che può apparire complesso e persino difficile da digerire, soprattutto per chi è abituato all'idea che la vita accanto all'uomo sia il non plus ultra delle fortune per un cane/gatto, ma tutto questo ha a che fare con le fondamenta dello sviluppo comportamentale dei non umani, dei mammiferi in particolare, processi innati, immutabili, che nemmeno l'antropocentrismo umano può pretendere di modificare.