Inizio la carrellata di libri relativa al progetto
Gatti sui libri con un'opera che io e mia figlia abbiamo amato moltissimo:
Mog, la gatta distratta, scritto e illustrato da Judith Kerr, edito in Italia da Mondadori nella traduzione di Augusto Macchetto (età consigliata 3+).
Nell'immaginario di Judith Kerr (che nel 1970 si ispirò alla sua gatta), Mog è una gatta con la testa sempre per aria, combinaguai a non finire soprattutto agli occhi di mamma e papà di casa Thomas, mentre è amata, protetta e compresa dai due bambini, Nicky e Debbie. Un giorno, dopo una catena di eventi che la porteranno a dubitare dell'affetto della sua famiglia, Mog si ritroverà inconsapevolmente nelle condizioni di compiere un atto eroico (così, almeno, lo vedrà la famiglia Thomas) e ricevere una medaglia e l'amato uovo per colazione.
La prima volta che io e mia figlia abbiamo letto questo libro mi ha colpito quanto lasciasse trasparire l'amore per i gatti della sua autrice. Ma Judith Kerr non è solo una che i gatti li ama, la cosa veramente sorprendente è quanto li conosca bene. Al di là della trama, Mog viene descritta in tanti piccoli dettagli che solo la perspicacia di un'attenta osservatrice può far emergere, come la curiosa attitudine dei gatti di bloccarsi all'improvviso mentre si stanno toelettando, per fissare il vuoto o rincorrere chissà quale pensiero.
A volte, lavandosi la zampina, si distraeva pensando a chissà che cosa e dopo si scordava di finire di lavarla
Un'altra caratteristica trasversale a tutte le storie di Mog è il modo in cui viene reso il suo legame con il mondo esterno. Mog, come molti gatti inglesi, ha la possibilità di uscire di casa tramite una gattaiola.
A Mog piaceva molto il giardino.
Annusava i profumi.
Correva dietro agli uccellini.
Si arrampicava sugli alberi.
Girava in tondo con la coda spettinata.
L'ultima frase, per me, è poesia. Sembra davvero di vederla, Mog, mentre se ne va in giro per il mondo ad esplorare il suo territorio e, tra una vana rincorsa ad un uccellino e una arrampicata su un albero, fa danzare la sua coda pelosa al vento, scompigliata dal tanto vivere.
Un altro aspetto notevole di questo libro, rispetto alla narrazione della relazione uomo-gatto, è il modo realistico con cui vengono descritti i rapporti tra Mog e gli altri membri della famiglia. Mentre gli adulti sembrano avere una relazione di solo accudimento fisico della gattina, i bambini la adorano e la considerano una sorellina a tutti gli effetti
Mog mangiò un uovo per colazione.
Il signor Thomas borbottò: "Che gatta combinaguai!".
Ma Debbie rise: "Tanto a Nicky le uova non piacciono..."
Le dinamiche descritte sono così vere, i rapporti così ben rappresentati che non mancano le incomprensioni, anche con i bambini
La gattina stava ancora dormendo,
quando Nicky la prese in braccio.
"Bella micina!" disse.
Ma Mog rimase zitta.
Perché non era per niente contenta.
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Judith Kerr aveva questa capacità incredibile di cogliere gli aspetti emotivi dei gatti, anche i più conflittuali, senza antropomorfizzarli, senza doverli
inventare, restituendoli in maniera delicata, in tinte acquarello, permettendo un'immedesimazione immediata nella piccola gattina.
Da questo punto di vista, le storie di Mog rappresentano per i bambini un'ottima introduzione etologica al comportamento dei gatti e al loro mondo emotivo!
Un altro dettaglio che mi fa pensare a quanto questa autrice conoscesse profondamente i gatti e si lasciasse ispirare da loro, viene dall'accadimento centrale del libro. Mog porta alla scoperta un ladro che nottetempo si intrufola in casa ma non lo fa, come gli esseri umani attorno a lei finiranno per credere tanto da attribuirle una medaglia, per "difendere" la casa. Lo fa perché, affamata, rientra dal giardino saltando sul davanzale di una finestra da cui intravede il ladro e rompe il silenzio
miagolando forte, con la speranza di farsi aprire! Ancora una volta, una scena che chiunque viva con un gatto avrà sperimentato milioni di volte, spavento compreso (!) e che qui viene utilizzata per ironizzare sulla tendenza della nostra specie di interpretare i comportamenti dei gatti in chiave egoriferita.
L'ironia è una componente di tutte le storie di Mog. Ai bambini piace perché la trovano buffa e pasticciona. Dal mio particolare punto di vista, ci leggo un modo di giocare sulla fatica che i gatti devono fare per vivere e interagire in un mondo brulicante di esseri umani col vizio della lettura antropocentrica degli accadimenti. Mog non è mai banale, profondamente connessa con il mondo intorno a sé, sia dentro che fuori casa, e lontana anni luce da quel personaggio coccoloso e sdolcinato che molti narratori sono soliti richiamare quando ritraggono i gatti.
Leggere questo libro è una boccata di ossigeno per tutti coloro che vogliano avvicinarsi all'universo dei mici attraverso letture realistiche ma al contempo poetiche e dense di sensibilità. Credo che Judith Kerr abbia saputo cogliere con semplicità ma grande autenticità la presenza di un gatto in famiglia, tracciando la diversità di rapporti e raccontando quell'insondabile distanza che, malgrado tutto, separa gli esseri umani dalle altre specie. E restituendo, malgrado questo, la bellezza dell'incontro e del dialogo tra diversi.